Riccardo De Luca


Riccardo De Luca (1953) si laurea in sociologia del teatro. Mette in scena e recita testi di Ibsen (PEER GYNT), Ghelderode (NOI, CRISTOFORO E IL RE, tratto da Escurial e Cristoforo Colombo), Di Giacomo (‘O VICO DE SUSPIRE dai racconti), Vian (GENERALI A MERENDA), Pinter (UNA SPECIE DI ALASKA, NOTTE, STAZIONE VITTORIA), Buzzati (SCONFINI dai racconti), Bulgakov (DON CHISCIOTTE), Shakespeare (SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE), Pirandello e Eduardo (ANIME DANNATE da L’altro figlio e Filumena Marturano), Lorca (SINGHIOZZI D’ACQUA) da Jerma, Tennessee Williams (LUNE E MADONNE da I Blues) , Voltaire (CANDIDO), Santanelli (L’ABERRAZIONE DELLE STELLE FISSE e DUE SIGNORE), Ĉechov (IL GABBIANO, LE NOZZE, L’ORSO, LA CORISTA). Trascrive per il teatro e mette in scena dai romanzi, dai racconti e dalle liriche e dalle canzoni di Maldacea (MALDACESARE), Aub (DELITTI ESEMPLARI), Borges (TANGO E POESIA), Dante e Gautier (AMOR CONDUSSE NOI da La divina commedia e Jettatura) Pessoa (IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE), De André (71 ROSE DI RAME), Totò (TOTÒ DENTRO), dalla Storia attraverso il Manoscritto di separazione, dal romanzo biografico Cara Eleonora di Maria Antonietta Macchiocchi, dal romanzo Il resto di niente di Enzo Striano intrecciando con suoi scritti originali scrive e mette in scena (ELEONORA PIMENTEL FONSECA, CON CIVICA ESPANSIONE DI CUORE), dal romanzo di Beatrice Cecaro rielabora e mette in scena (MADRE DI PIETA’, AMORE E MORTE ALL’ORIGINE DELLA CAPPELLA SANSEVERO). Insegna recitazione alla Bottega teatrale del Mezzogiorno diretta da Antonio Casagrande, alla Scuola di teatro diretta da Isa Danieli, a La ribalta diretta da Marianna de Martino. Al cinema lavora con Lina Wertmüller e Paolo Villaggio (IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO). In televisione collabora alla regia e recita con Felice Farina in tre film televisivi (FELIPE HA GLI OCCHI AZZURRI 2), dirige un mediometraggo (IL SONNO DELL’ANIMA) ed è stato sceneggiatore (UN POSTO AL SOLE). Nei suoi spettacoli prevale la fusione di parola, danza, immagine, musica. Nel 1992 fonda e da allora dirige EXPERIMENTA che è Compagnia di Teatro, Compagnia di Cinema, Laboratorio di Recitazione e Dizione”.

Email: info@riccardodeluca.net

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CENNI DI RASSEGNA STAMPA DI SPETTACOLI REALIZZATI E INTERPRETATI DA
RICCARDO DE LUCA

“ELEONORA PIMENTEL FONSECA, CON CIVICA ESPANSIONE DI CUORE”

Riccardo De Luca ne è autore, regista e attore

“…Riccardo De Luca è abituato a pensare “nel contemporaneo”: in passato ha già dimostrato come anche Shakespeare, Cechov e Totò potevano essere guardati dallo spettatore con gli occhi di chi ci trova qualcosa di sé, seduto in una modernità che per natura, via via, cambia anch’essa il suo punto di osservazione eppure continua a riconoscersi…”

“…Un giusto e meritato successo, stando alla grandissima partecipazione che ha riscontrato, cosa che dal punto di vista etico e civile ci fa chiedere come mai, dopo 217 anni, dobbiamo ancora lottare tanto, per mettere in luce la fondamentale importanza di quei sei mesi del 1799 che dovrebbero invece essere il pane quotidiano della coscienza e della grandezza dell’anelito di libertà e democrazia del popolo napoletano, per certi versi anche superiore a quello della stessa Rivoluzione francese cui si era ispirato; un momento rivoluzionario che dovrebbe essere da esempio oggi ancor più di ieri, per una collettività (napoletana, italiana ed europea) che non ne porta nel sangue il gene…”

“…Dal lato della resa scenica, uniamo dunque i discorsi ed otteniamo il risultato di una modernità, appunto, che la regia offre al pubblico sotto alcune interessanti forme, unite ad una precisione e ad un ammirevole dettaglio storiografico…”

“…si porgono maschere assai riuscite come quelle che lo stesso De Luca interpreta, scegliendo per sé i tre personaggi più odiosi (il re Ferdinando IV, il marito Pasquale Tria De Solis ed il giudice Vincenzo Speciale)…”

“…Ed ovviamente, l’attenzione si incentra sul simbolo più brillante, una Eleonora de Fonseca Pimentel (Annalisa Renzulli) che diciamolo, finalmente viene restituita alla sua indole caparbia ed irriducibile, lontanissima da scialbe versioni cinematografiche poco realistiche, con uno sguardo alla figura privata che non aveva la percezione della sua grandezza a causa della mancanza di risultati, che usa la lingua napoletana dell’epoca per avvicinarsi al popolo, e che se all’inizio risente del mancato riconoscimento “ambientale”, in seguito, più si avvicina alla nascita della Repubblica, ancor più si rafforza nella sua quasi statuaria presenza, viva nel suo pathos, compresa e fiera, intensa eppure senza forzature…”

“…Il lavoro sulle fonti, bisogna aggiungere, ha permesso di inserire frammenti preziosi, estratti direttamente dalle pagine del Monitore Napoletano, dal processo di separazione e da documenti d’archivio, con qualche aggiunta dal romanzo “Il resto di niente” di Enzo Striano e dalle intense ricerche storiche di Antonella Orefice, consentendosi in tal modo anche di inserire dettagli preziosi, assai significativi e poco conosciuti, come quelli sulla tomba di Ferdinando e sulla fossa comune dei Martiri, che ancora oggi non hanno ricevuto l’onore ed il riconoscimento che meritano…”

“…un’ambientazione non necessariamente soltanto filologica ma anche contemporanea, facendo vivere quella Napoli settecentesca lazzara, asservita ad un monarca inetto e rozzo e ad una consorte ispida e vendicativa, con approccio di genere sempre ben diversificato, fra dramma e comicità…”

(Riccardo Limongi – ELEONORA PIMENTEL FONSECA: MONITO UNIVERSALE E MODERNO, E SENSIBILITÀ FILOLOGICA – Teatro.it)


“…Questi testi, più altri originali di invenzione scritti da De Luca ex novo ci portano nel cuore della storia di Eleonora, a sua volta al centro del cuore della Storia: la battagliera Lenòr, la moglie Lenòr, la mancata madre Lenòr, la condannata a morte Lenòr interpretata con grande piglio combattivo, delicatezze profonde, sfumature intense da Annalisa Renzulli e attorno a Lenòr/Annalisa gira una fittissima schiera di personaggi tra cui il Re lazzarone Ferdinando, il sordido marito Pascuale Tria, l’ineffabile giudice Speciale, il poetico Pulcinella Cammarano tradotti in scena dalla perizia e dalla fantasia di Riccardo De Luca…”

“…Infine, dopo l’impiccagione, improvvisamente sopravvissuta alla sua morte, interpretando le riflessioni di De Luca sul futuro, Lenòr/Annalisa regala un momento di intensissima invenzione scenica: la visione delle idealità del ’99 come proposta di una strada politica alternativa…”

“…il finale diventa appassionatamente, poeticamente rivoluzionario. Il tutto diretto dallo stesso De Luca con mano inventiva, rigorosa e allo stesso tempo salutarmente spiazzante…”

(I Mattino.it)


“…Un pubblico particolarmente attento ed emozionato al Maschio Angioino, alla prima del 27 maggio dello spettacolo “Eleonora Pimentel Fonseca – con civica espansione di cuore…”

“…Una bella rappresentazione caratterizzata da una intensa recitazione da parte di tutto il cast di attori…”

“…in cui è risaltata la particolare bravura di Riccardo De Luc…”

“…La trascrizione ad opera di Riccardo De Luca, dai romanzi “Cara Eleonora” di Maria Antonietta Macciocchi e “Il resto di niente” di Enzo Striano, tradotti in buona parte in napoletano settecentesco, l’accurata ricostruzione dai documenti storici tra cui “Il Monitore Napolitano” e il “Manoscritto del processo di separazione”, hanno ben riportato quelle vicende che avrebbero potuto dare lunga vita alla prima Repubblica Napoletana…”

“…questo spettacolo, che ha fatto già registrare notevoli successi, riesce a dare un chiaro quadro della travagliata vita di Eleonora Pimentel Fonseca…”

“…Una drammaturgia intensa nel racconto recitato, cantato e mimato, che il regista Riccardo de Luca, ha voluto accompagnare con una colonna sonora da lui curata, che ha saputo coniugare moderno e classico…”

“…Una rappresentazione che fa rivivere gli stati d’animo di una prestigiosa realtà patriottica napoletana a cui ancor oggi, in cui sembra smarrita l’etica, si dovrebbe far riferimento…”

(Pino Cotarelli – Teatrocult News)


“…Come leggere la storia del glorioso risorgimento napoletano, ma non da uno dei soliti volumi: bensì, inebriandosi attraverso dialoghi accorati, canzoni e coreografie che ricostruiscono l’atmosfera di un’epoca…”

“…Come una meravigliosa tela la cui bellezza non viene chiusa, ma esaltata nella cornice giusta, nel cortile del Maschio Angioino – il 27 e il 28 maggio e poi il 3 e il 4 giugno – sono andate in scena le repliche straordinarie (dopo il sold out dell’inverno scorso) di Eleonora Pimentel Fonseca/Con civica Espansione di Cuore…”

“…Il dramma, di cui testo e regia sono curati da Riccardo De Luca, ripercorre l’epopea del risorgimento napoletano e di una delle sue più luminose protagoniste attraverso la trascrizione scenica di scritti come: i romanzi Cara Eleonora di Maria Antonietta Macciocchi e Il Resto di Niente di Enzo Striano (di entrambi alcune parti sono state tradotte in dialetto napoletano del 700); documenti tra cui Il Monitore Napoletano e il Manoscritto del processo di separazione…”

“…Potente la messa in scena, che rende al pubblico la luce splendente ma anche l’oscurantismo di quella eroica stagione che fu il 1799 a Napoli…”

“…Bravissimi gli attori che sulla scena ornano i dialoghi di Eleonora con preziose melodie della tradizione intonate a cappella e danze popolari. Uno spettacolo, in definitiva, da non perdere…”

(Gianluca Montanio – Sipario)


“…Lo spettatore non assisterà esclusivamente all’adattamento teatrale alle opere con Eleonora Pimentel Fonseca, bensì anche al frutto di una profonda ricerca di documentazione storica…”

“…uno spettacolo estremamente dinamico, definito con bravura dagli attori che riescono a restituire alla messa in scena il legame organico con il suo pubblico…”

“…Dalla gestualità alla modulazione vocale, i personaggi si alternano, grazie ai cambi palco aperti, per divenire nemici, martellando la mente e l’animo della protagonista, con discorsi penetranti e portatori di ansie e dissidi, e regalando con la rappresentazione grottesca della Napoli lazzara, leggerezza ed ilarità…”

(Cosimo Di giacomo – Eroica fenice)


“…Tre serate da “sold out” per uno spettacolo che agita le menti ed i cuori del pubblico più attento, essendo ancora irrisolte tutte le questioni della Repubblica Napoletana, e di quel che ne è seguito…”

“…Riccardo De Luca imposta lo spettacolo con la sua consueta cifra stilistica, con numeri cantati e stranianti, rimandi ed echi di altri mondi, ma perfettamente coerenti col plot narrativo…”

“…una regia briosa, serrata, inquieta e grottesca, ben innervata dalle puntuali ricerche storiche di Antonella Orefice, sorprendente soprattutto per gli aspetti inediti inseriti…”

(Antonio Mocciola – Corriere Spettacolo)


“…Eleonora ritorna, fluttuante, decisa, tragica e vera. Torna e colpisce nell’anima, torna e ci parla dal passato, lasciando nel suo interlocutore  il desiderio di riviverla ancora, in un’atmosfera magica, cruda e drammatica, nei risvolti tragico comici di una Napoli lacera, dove l’ignoranza trionfa con tanto di corona e un Dio ammantato di superstizione…”

“…Il meritato successo dell’opera di Riccardo De Luca replica a grande richiesta…”

(Antonela orefice – Il nuovo monitore napoletano)


“…L’occasione di rivedere questo importante spettacolo, che come sottotitolo non a caso recita “Con civica espansione di cuore”, nella suggestiva cornice del Maschio Angioino, ritorna il 3 e il 4 giugno. Imperdibile, davvero…”

(Vincenzo Mattiucci – Il mondo di Suk)


“…Teatro “De Simone” gremito ed ovazioni finali per la messa in scena di “Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore” di Riccardo De Luca…”

“…La schiera dei personaggi creati da De Luca si presenta ricca di sfumature e suggestioni: il re lazzarone Ferdinando, lo squallido marito Pasquale Tria, il cinico giudice Speciale, il poetico Pulcinella Cammarano, interpretati con perizia e fantasia dallo stesso De Luca…”

“…l’Eleonora voluta da Riccardo De Luca che, superata la verità storica teatralizzata, rivive, dopo l’onta dell’impiccagione, nell’invenzione scenica che idealizza la rivoluzione del ’99…”

“…Può essere quella una strada politica alternativa che dica che “lo munno po’ girà alla mano smerza”?
La finezza gestuale della Renzulli, insieme alle sfumature tonali con cui pronuncia il suo monologo finale, sapientemente costruito da De Luca, sembrano lasciare al pubblico, che ha seguito rapito e commosso l’intera vicenda, uno spiraglio di luce e di speranza…”

(Camilla Barberini- Gazzetta di Benevento)


“…Il 19 febbraio, presso la Sala del Capitolo del complesso di San Domenico Maggiore, alla presenza del Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris e di un folto pubblico, abbiamo assistito alla rappresentazione di ‘Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore’…”

“…Impeccabile la regia di Riccardo De Luca, autore anche di una significativa performance in scena, alternandosi nei tre ruoli più spinosi: il re Ferdinando IV, il marito Pasquale Tria de Solis ed il giudice Vincenzo Speciale. Ma sono tutti splendidamente intensi e comunicativi gli attori, in tutte le varie espressioni utilizzate…”

“…Del resto l’inizio ci prepara già ad un’opera originale, con le parole della marsigliese che inizialmente irrompe sulle note di ‘Una furtiva lacrima’. Ma saranno anche altri i brani, da ‘J’entends siffler le train’ a ‘Fiume amaro’. I brani sono usati al servizio della drammaturgia, non disdegnando un approccio a sonorità molto più moderne, come quelle dei Queen…”

“…la varietà espressiva è palese, anche nel ricorso ad una serie di registri drammaturgici, dal grottesco al comico, dalla farsa al dramma…”

“…L’intreccio, dicevamo, è retto da una serie di splendide interpretazioni, anche se su tutte spicca quelle di Annalisa Renzulli, che abbiamo trovato semplicemente da brividi, che appassiona, emoziona, coinvolge, con una stupefacente presenza scenica; sempre perfettamente in parte, nemmeno per un attimo sopra le righe…”

“…De Luca e la Renzulli, in definitiva, hanno il merito di restituirci un’immagine di Eleonora Pimentel Fonseca decisamente viva, oltre l’appiattimento storiografico e il pallore di alcune versioni cinematografiche del personaggio…”

(Lorenza Iuliano – Expartibus)


Ho assistito con piacere alla messa in scena dello spettacolo Eleonora Pimentel Fonseca con civica espansione di cuore, prodotto da Stati Teatrali, nella bella e suggestiva Sala del Capitolo del complesso di San Domenico Maggiore. Bravissimi  tutti gli interpreti e un plauso particolare ad Annalisa Renzulli che ha interpretato Eleonora e al regista e attore Riccardo De Luca. Davvero bravi!!!

(#sindacodistrada#diario del 19 Febbraio 2016 – Luigi de Magistris)


“…Uno spettacolo che incanta, appassiona, coinvolge, educa, eleva, emoziona, commuove, smuove. Il grande teatro arriva a Sorrento…”

“…l’importante dramma teatrale prodotto dalla nascente associazione culturale  Stati Teatrali e firmato dall’impeccabile maestria di  Riccardo De Luca, “Eleonora Pimentel Fonseca, con civica espansione di cuore”, che già i critici decretano “imperdibile”, per finanziare col ricavato della serata il restauro della “Santa Caterina”, dipinto di Giovanni Bernardo Lama, allievo di Raffaello…”

“…L’intensa drammaturgia di De Luca- che proprio a Sorrento fondò negli anni ’80 una storica scuola di teatro- è frutto della sua ponderosa ricerca storiografica sulla figura di Eleonora…”

“…De Luca utilizza in un mix esaltante e ricco di pathos variegati codici espressivi- la prosa, la danza, il canto, la musica, il mimo-  e diversi registri- comico, grottesco, farsesco, drammatico, tragico- per rifinire un racconto recitato, cantato, danzato, mimato, di rara e speciale bellezza, giocato sulle ali del gusto e della fantasia…”

“…Il regista, vivacemente presente in scena lui stesso in riuscite caricature del male (il marito Pasquale Tria De Solis, il re Ferdinando IV, il giudice Vincenzo Speciale), e coadiuvato da un manipolo di eccellenti attori, ricostituisce efficacemente l’ambientazione dell’epoca, trascinando lo spettatore in un vortice emotivo potente…”

“…Lo spettacolo, che sta riscuotendo grande successo a Napoli, arriva con la data sorrentina al notevole traguardo della tredicesima replica, ognuna caratterizzata da tutto esaurito ed immancabile standing ovation finale…”

“…Il pubblico sorrentino delle grandi occasioni, alte cariche dell’amministrazione comunale, intellettuali, giornalisti, professionisti, artisti, ha abbracciato idealmente con emozione e partecipazione Eleonora, fiera nel suo dolore, coraggiosa nei suoi  ideali, luminosa nella sua sensibilità, rivoluzionaria nella sua coscienza di mente illuminata, struggente nelle sue emozioni vissute senza veli ed ipocrisie…”

(Carlo Alfaro – Telestreetarcobaleno.tv)


“…I tre giorni di programmazione dello spettacolo “Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore”, alla Sala del Capitolo presso la Basilica di San Domenico Maggiore, hanno fatto registrare uno straordinario sold out che ha indotto l’organizzazione a sistemare ulteriori posti a sedere…”

“…L’evento, che ha vantato il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e dell’Istituto per gli Studi Filosofici, nella serata della prima è stato aperto dall’intervento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Nino Daniele, che ha sottolineato l’importanza storica e culturale di questa operazione…”

“…La drammaturgia scritta da Riccardo De Luca, che firma anche la regia, si è valsa di un importantissimo lavoro sulle fonti che ha permesso di inserire frammenti estratti dalle pagine del Monitore Napoletano, da documenti d’archivio che hanno permesso l’inserimento di elementi importanti e poco conosciuti…”

“…Non sono mancati poi elementi di grande impatto scenico ed emotivo con l’inserimento di pezzi come la Marsigliese, J’entends siffler le train, Fiume amaro, quest’ultima cantata da un’intensa Francesca Rondinella…”

“…La rappresentazione si è conclusa ogni volta con grandi applausi di entusiasmo e commozione da parte del pubblico nel quale non sono mancati volti cari e noti al pubblico napoletano come Isa Danieli e Franco Javarone, che testimoniano quanto è ancora sentita questa dolorosa pagina storica del nostro territorio…”

(Eduardo Paola – Notizie.it)


“TOTÒ DENTRO poetic music—hall sull’anima piu’ segreta di Antonio de Curtis”

Riccardo De Luca ne è autore, regista, coreografo e protagonista

“…Raccontare Totò senza cadere nella facile imitazione era la scommessa, difficile da vincere, lanciata da Riccardo De Luca, da anni alfiere di un teatro che contamini cultura cosiddetta “alta” e iconografia pop, come, ad esempio, le sue incursioni nel repertorio shakespeariano e cechoviano condito da citazioni a prima vista dissacranti, quali la musica leggera anni ’60-’70-‘80…”

“…Dicevamo che la scommessa di portare sulle tavole un personaggio di grande popolarità quale Totò senza cadere nella facile tentazione del bozzettismo era davvero difficile, e De Luca, operando questa volta un percorso a ritroso rispetto ai precedenti episodi sopra menzionati, l’ ha elegantemente vinta…”

“…Nello spettacolo “Totò Dentro” il regista ed attore napoletano porta, come dichiara nelle note introduttive, il Totò più intimo, attraverso le sue opere ed anche le testimonianze delle persone che gli sono state accanto, le sue asperità e le sue dolcezze, i suoi dolori e le sue (poche) gioie, con originale e disincantata sospensione, utilizzando tutto il materiale di cui sopra senza nessun compiacimento, bensì operando una ricostruzione drammaturgica che, pur restituendosi la maschera ed il volto del principe della risata, non ci costringe a nessun accostamento con la sua icona, ed egli, che ne è anche interprete sulla scena, lo fa come si farebbe con un personaggio di invenzione e non con un celeberrimo attore conosciuto da tutte le generazioni, reinventandolo ed interpretandolo con originalità e rispetto, senza tentare mai di imitarlo…”

“…Accanto a lui, in scena, un gruppo di attori interpretano, di volta in volta, i ruoli dei protagonisti delle sue poesie, ma anche quelli di chi gli fu vicino nella vita: le sue donne, i suoi compagni di lavoro, senza nessuna concessione, anche loro, al realismo, ma con una creatività che contraddistingue la cifra stilistica di questo spettacolo…”

“…Non ci si aspetti di ascoltare “Malafemmina” o “’A Livella” così come siamo stati abituati ad ascoltarli in altri spettacoli-omaggi che affollano, ogni anno, i cartelloni di piccolo e grandi teatri napoletani e non solo, De Luca ed i suoi compagni di viaggio, Roberta De Pasquale, Annalisa Renzulli, Michele Romano e Luigi Vuolo, ci offrono delle vere e proprie evocazioni di uno spirito artistico che è diventato mito, in questo raffinato “Music Hall” che ci ricorda il classico cabaret tedesco più che la rivista italiana, e tutto ciò rende uno straordinario omaggio al grande attore italiano, ancora oggi, a quasi 50 anni dalla morte, troppo spesso ingabbiato in quella a volte becera faciloneria teatrale dalla quale non riuscì mai a liberarsi in vita…”

(Gianmarco Cesario — “TOTÒ DENTRO”, RICCARDO DE LUCA INTERPRETA L’ANIMA INTIMA DEL PRINCIPE DE CURTIS — Corrierespettacolo)

“…C’era Antonio de Curtis e poi c’era Totò. Il primo teneva a debita distanza il secondo. Si sentiva ed era altro. Il principe, lontano dalle scene, nella vita privata era ipersensibile, malinconico, contraddittorio, geloso, possessivo…”

“…Lo spettacolo teatrale “Totò dentro”, della compagnia Experimenta per la regia di Riccardo De luca, indaga proprio l’anima più segreta dell’attore, facendola emergere dai suoi scritti, dalle poesie, dalle testimonianze di parenti, amici, critici, dal romanzo “Malafemmena” della figlia Liliana…”

“…Nei versi di Totò, portati in scena al Teatro Diana, troviamo figure surreali, gatti che parlano, topi che discutono, cani che s’innamorano, cavalli che si suicidano, carri armati che fraternizzano, automobili che fanno critica sociale, coscienze che si materializzano, fantasmi che si danno alla politica…”

“…Poi, tra canzoni e danze, da vero e proprio varietà, spiccano i personaggi concreti, reali, come Diana Rogliani, moglie di Totò, e la vedette Liliana Castagnola, che col principe visse una tormentata storia di amore finita in tragedia…”

(Giuseppe De Caro — UNO SPETTACOLO TEATRALE RACCONTA LA PERSONALITÀ FUORI DALLE SCENE DEL GRANDE PRINCIPE DELLA RISATA — TG3)

“…De Luca ripropone il suo progetto, la sua indagine: il varietà il mezzo scelto e voluto..”

“…De Luca sceglie il surreale, il “dadaismo” creando quel “coro vivianeo” che ha da sempre attorniato il giovane Antonio e il Rione Sanità. Ed è così che si sono visti gatti parlare e topi difendere la propria vita, carri armati fraternizzare, coscienze materializzarsi…”

“…Toni tra l’ironico e il comico…”

“…E poi c’è il Totò maturo con la sua malinconia e le sue debolezze. I suoi amori, il timore di essere tradito. L’incomprensione che lo condanna, forse, a stare solo…”

“…Ma la Rogliani annuncerà al suo Totò di non voler continuare la loro storia in questo modo. Da questo divorzio nascerà “Malafemmena”. Ed è su queste note che l’indagine di De Luca si conclude. Con un groppo in gola…”

“…Cosi De Luca ha portato il pubblico a partecipare ad un’indagine complessa, ipersensibile, malinconica dell’anima di un uomo, quasi imperscrutabile…”

(Vincenzo Perfetti— Teatrocult)

“…C’era poi Totò come Antonio de Curtis: nostalgico, malinconico, geloso fino all’estremo, donnaiolo, viscerale, fatto di carne e ossa, colpevole, peccatore dei vizi e afflitto dagli errori di qualsiasi essere umano. Totò dentro…”

“…Dentro Totò albergavano contraddizioni e realtà che cozzavano e si legavano indissolubilmente alla sua facciata teatrale, egli stesso ci teneva a precisare di dover distinguere le due personalità. E sarebbe stato lo stesso grande maestro di estro e di genialità se in lui non convivessero due anime?…”
“…A voler porre l’accento sul connubio contrasto tra i due spiriti è Totò dentro – varietà poetico sull’anima più segreta di Antonio de Curtis, opera scritta, diretta ed interpretata da Riccardo de Luca…”

“…Totò sornione, traditore, dongiovanni, per Liliana Castagnola e Silvana Pampanini…”

“…amore che lo divorava, che viveva con sofferenza più che con apparente superficialità, che gli toglieva fiducia e lealtà, che logorava se stesso e le donne che, immensamente, lo hanno amato fino alla fin…”

(Ilaria Casertano — Eroica Fenice)

“ANIME DANNATE” da L’altro figlio di Pirandello e Filumena Marturano di Eduardo. Con i canti di Sergio Bruni

Riccardo De Luca è autore, regista, percussionista e voce recitante fuori campo

“…Nell’ originale scrittura di Riccardo De Luca, poliedrico autore attore regista e, in questo lavoro, anche voce recitante, il confronto a distanza tra i due drammaturghi si ripropone a distanza ravvicinata, nell’accostamento di due figure femminili o, meglio, due diversi modelli di comportamento, di due modi di vivere la maternità: scelte diametralmente opposte, eppure entrambe segnate dall’analfabetismo, la sofferenza e le angustie tipiche di un umile àmbito di provenienza…”

“…Non meno originale la fatica registica di De Luca che dà una rappresentazione fisica della solitudine delle due donne concedendo da largo spazio al monologo o riproponendo i momenti dialogici di Filumena in absentia del secondo parlante, sia che si tratti di un interlocutore immaginario, sia di Mimì Soriano sia della voce di Sergio Bruni, melos partenopeo per antonomasia. Il suo modo struggente e appassionato di cantare viene qui elevato, mediante una oculata scelta di canzoni, a testo drammatico che dialoga e si intreccia con il testo verbale, moltiplicandone l’intensità…”

“…Del resto, l’accostamento Eduardo-Bruni non è casuale, De Luca è affatto consapevole delle affinità elettive che legavano il drammaturgo al cantante: A ggente sa’ che dice? Ca tu si’ ‘a voce ‘e Napule. E sa’ che dice pure? Ca Napule songh’io. Si tu si’ ‘ voce ‘e Napule e Napule songh’io, chesto che vvene a dicere? Ca tu si’ a vocia mia…”

(Angelo Otero — Anime dannate, i due volti della maternità. Tra Eduardo e Pirandello — Il mondo di suk)

“…Due grandi fili conduttori, la maternità e il pianto, a cucire tra loro due opere teatrali distanti nel tempo. Anime dannate, scritto e diretto da Riccardo De Luca, somiglia metaforicamente a quelle coperte fatte di quadrati creati prima separati per essere poi uniti dall’abile mano ricamatrice…”
“…Da L’altro figlio di Luigi Pirandello a Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, da una madre che piange due figli partiti per l’America e rifiuta il terzo perché venuto da un atto di violenza, a un’altra madre, sempre di tre figli, che tutti e tre cresce con solo i suoi piccoli imbrogli da femmina furba e coraggiosa…”
“…La seconda, invece, è una donna che non sa piangere, che cammina in cerchio, si muove costantemente, come un’anima dannata, ma con il ritmo metodico di chi sa cosa vuole, cosa fare. Ne avrebbe motivo, anche lei, di piangere, eppure la sua scelta, la sua “legge”, è diversa. Piangerà solo dinanzi alla felicità, quando il cinismo sarà sconfitto…”
“…Molto ben orchestrati i passaggi tra le due opere e tra un racconto e l’altro delle due donne: le diverse fasi della vita dell’una e dell’altra sono delineate e accompagnate da un abile gioco di luci e musiche, con la voce di Sergio Bruni (la cui omonima Fondazione ha patrocinato la rappresentazione) che trascende il mero campo della colonna sonora per diventare ora melodica didascalia dell’evento, ora coro di una voce fuori campo che acuisce maggiormente la distanza delle due donne dal mondo maschile, patriarcale…”
“…Un doppio binario che palesa come la realtà possa vincere sulla carnalità dell’affetto e come l’affetto possa combattere la realtà…”
“…Dal prototipo della donna-madre di Verga al dibattito sul matriarcato degli anni ’20 fino alla letteratura siciliana da Vittorini in poi, soltanto alcune delle eco che fanno di questa rappresentazione (andata in scena sabato 11 e domenica 12 aprile al Nuovo Teatro Sanità) un sapiente richiamarsi di storie e voci…”
“…E, forse, l’intenzione dell’autore era proprio quella di porre in contatto, far dialogare tra loro due voci tanto simili eppur distanti, per mostrare come in entrambi i casi – che si rida o pianga – la vita possa essere un continuo tormento, come attesta la scelta di quel plurale, Anime dannate…”

(Flavia Balsamo, Linkabile)

“PRELUDIO A LA TRAGEDIA DI RE RICCARDO III DI WILLIAM SHAKESPEARE”

Riccardo De Luca è autore, coreografo, regista e co—protagonista

“…Ne nasce così uno spettacolo di un solo atto in qualche modo variegato con l’intenzione probabile di contaminare il tessuto shakespiriano con delle incursioni contemporanee sia nella scrittura (si veda l’epilogo finale in cui Riccardo III enumera le trappole fascinose del potere e gli innamoramenti da parte degli umani per i dittatori di ogni tempo) che nella regia che non dimentica all’inizio una certa lezione d’avanguardia anni ’70…”

“…un sottile divertissement…”

“…In ogni caso una piéce che conserva una certa leggerezza distaccata, pur nella drammaticità del testo trattato, e se l’intenzione era questa, l’obiettivo è centrato…”

“…Molti applausi finali…”

(Delia Morea — Corrierespettacolo.it – 31 Maggio 2014)

“DUE SIGNORE” di Manlio Santanelli

Riccardo De Luca è regista e attore

“…Spaziando tra il tragico e il comico, Riccardo De Luca, costruisce con vivacità d’intreccio la trama registica della pièce, esaltando l’acume psicologico e il dinamismo inventivo della drammaturgia. Delineando, con minuzia, ciascun personaggio nei loro tratti fisiognomici ne amplifica il carattere e le peculiarità. In una varietà di commistione di stili e linguaggi scenici, l’attore-regista De Luca, lascia che la grevità del tema trattato, la solitudine degli anziani, si stagli da sfondo, facendo risaltare il sottile gioco ironico dell’ inversione, il ribaltamento. Qui si bara, si finge, si distorce astutamente la realtà…”

(Antonella Rossetti – Quando gli opposti non si attraggono: ironia e riflessione nella regia di De Luca – L’inkiesta Napoli – )

“… spettacolo a cui non manca – va detto – elegante calligrafia, e le ombre della solitudine della condizione umana (non solo senile) riescono ad aleggiare e ad essere credibili. Temi che De Luca svolge con coerenza e mestiere…”

(Antonio Mocciola – Corrierespettacolo)

“L’ORSO E LA CORISTA” di Anton Cechov

Riccardo De Luca è adattatore e regista

“… L’orso e La corista – posti in scena da Riccardo De Luca uno dopo l’altro, uno assieme all’altro, uno fuso nell’altro – rivelano quanto il regista comprenda appieno “la comica propensione straziante” di Čechov, il suo amore per gli sbalzi divertiti e fugaci tra i cupi lamenti della vita che passa senza passare. Comprende, De Luca, che il sorriso non è soltanto un sorriso tanto quanto una lacrima non è soltanto una lacrima; comprende che una battuta ironica rivela un fondo amarognolo, che un personaggio divertente cela un’anima triste, che una storiella minuscola contiene un sepolcro di storiacce ulteriori…

“…Comprende, De Luca, che Čechov per tutta la propria esistenza fu riluttante ad
innalzare steccati o frontiere tra comicità e angoscia: non si lamentava, forse, che Tre sorelle non facesse sganasciare abbastanza? Non si lamentava, forse, che Il gabbiano non venisse considerata “una commedia”? “Perché sugli affissi e negli annunzi dei giornali il mio lavoro (Il giardino dei ciliegi) è chiamato ‘dramma’ con tanta insistenza?”…

“…De Luca comprende che è comico e drammatico il contrasto tra la prospettiva dei sogni ed il loro disfacimento immediato. De Luca comprende che è comico e drammatico l’incontro amoroso ed il suo tradimento. De Luca comprende che è comico e drammatico un uomo senza denari che incontra una donna – comica e drammatica – che non ha più il marito; che i due finiscano – comico e drammatico – per sfidarsi a duello finendo – comico e drammatico – per baciarsi d’amore…”

“…De Luca comprende (e qui la fusione tra L’orso, appena terminato, e La corista, che sta per iniziare) che è comico e drammatico che la stessa donna si presenti bussando alla porta dell’amante di questo suo nuovo marito – figura anch’essa comica e drammatica – pretendendo denaro dalla povera corista in disarmo mentre – comico e drammatico – l’uomo si ostina a nascondersi dietro una tenda…”

“…Comico e drammatico è il finale: esce la moglie, dopo aver arraffato tutto il possibile; esce il marito, dopo aver fatto ammenda moralistica; rimane la corista, unica piangente sconfitta di quest’invenzione comica e drammatica. Perché questa oscillazione tragedia-commedia sia del tutto evidente De Luca compie un approfondito lavoro sui testi ed in scena…”

“…Egli fonde le due opere, appartenenti a tipologie produttive diverse (L’orso è un atto unico destinato al suo palco, La corista è un racconto destinato al suo libro), genera richiami interni che fungano da legame e rimando, trascina i personaggi de L’orso a recitare anche La corista continuandone i nomi perché sia continuo il destino. Perché ciò possa avvenire senza intoppi tramuta il vecchio servitore de L’orso (Luka) in una cameriera con trine e grembiule: non di mero sfizio si tratta, ma di consapevole scelta opportuna. Infatti, colei che funge da serva nel primo atto, nel secondo fa da corista ovvero: colei che fa da vittima nel primo atto funge da vittima anche nel secondo ovvero: colei che fa da cardine alla vicenda del primo atto fa da cardine alla vicenda del secondo ovvero: colei che è figura ora buffa ora patetica, nel primo atto, è figura, ora patetica ora buffa, nel secondo…”

“…È la serva-corista a determinare le condizioni degli incontri, degli scontri, degli ammicchi; a favorire il superamento dell’angustia, l’innamoramento, il ritorno dell’angustia dopo l’innamoramento; a far da tramite e da mezzo comunicante tra le due figure che monologano per dialogare tra loro: a lei si rivolgono, a lei riversano le loro pretese, a lei impongono i loro strepiti, i loro lamenti, i loro spauracchi esagerati e opprimenti…”

“…È nella serva-corista il senso di tutto il lavoro: nel suo ruolo succube da marionetta e da vittima, da pagliaccio e da povera, da strampalata e infelice. È nella serva-corista che trova la denotazione più evidente questo miscuglio di miniatura giocosa e di vetusto lirismo: nella sua alterità rispetto ai due contendenti; nella sua propensione alla fatica e al disarmo; nella sua capacità di essere evocatrice di lagne e rivolte per poi subire lagne e rivolte. Con le sue brache esagerate, la cuffietta bianca tirata sugli occhi, i movimenti da controdanza accennata (i passetti, le fughe, le piccole corse) la serva-corista è un personaggio da circo, è un clown, è un pierrot: le labbra sorridono mentre sulla guancia le inventiamo, adesso, una lacrima scura…”

“…Ma il lavoro svolto è ulteriore. Basterebbe accennare agli intarsi di musica (L’Internazionale, La traviata; Il sole ingannatore); al plurilinguismo (inizio ‘ambientale’ in russo, poi utilizzo di italiano con rifrangenze russo-napoletane); alle pantomime in aggiunta (la gag del cappotto gettato, ripreso, gettato, ripreso, gettato e ripreso per essere strattonato di schiena; la cornice che si frantuma; lo stivale infilato a una mano); alla metateatralità ostentata (l’interstizio tra una trama e l’altra è vissuto alla luce, alla luce avviene il parziale cambio degli abiti); agli adeguamenti di una battuta alla nuova versione (“Quanto sono fragili le sue suppellettili” non si recita più – come previsto dal copione de L’orso – allo sfasciarsi dell’ennesima sedia ma allo spezzarsi facile della canna di una pistola) per comprendere quale sia il cesello imposto alle opere originarie perché rendano ciò che hanno da rendere: una dolceamara valenza poetica, una grama ironia delusoria…”

“…Passerà un’ora, un giorno, un mese, una stagione: passerà Čechov – brindando alla propria morte tra una candela già sciolta ed una farfalla nera che fugge – perché in Russia e in Teatro arrivi Blok con le sue navi pittate e le sue Colombine di cartone. Sarà fragoroso, allora, tutto il gioco della mestizia, quel gioco con cui da sempre Čechov gioca senza che in tanti se ne siano accorti davvero…”

“…Ieri invece, in un salotto come luogo di transito, la dolce tristezza di un’amarezza ridente si è palesata, fugace, vivissima. Ricevendo i suoi applausi…”

(Alessandro Toppi – L’ALLEGRA MESTIZIA DI ČECHOV – ilpickwick.it – 13 Aprile 2013)

“…L’orso e la corista” di Anton Cechov, adattato da Riccardo De Luca, si è avvalso dei bellissimi costumi di Amalia De’Rossi di Castel Petroso, capaci di ricreare l’atmosfera di un’epoca con raro gusto ed eleganza. Certo, il resto ce l’hanno messo gli ottimi attori: Elisabetta De Luca (talis pater…), Roberta De Pasquale e Gennaro Maresca hanno scolpito energici ritratti senza strafare, innestando russo e napoletano con gustoso effetto comico. Due scherzi di Cechov con toni da vaudeville, insidiosa operazione da cui De Luca esce benissimo, tenendo fermi i contorni e traendo il meglio dalle prorompenti personalità dei suoi tre attori, già ben diretti ne “Il Gabbiano” e “Le nozze”, andati in scena al Teatro Arci…”

“…Cechov dunque si addice perfettamente al caso, restando autore moderno e ancora sorprendente. E intanto, mentre là fuori i teatri diventano Sale Bingo o spacci alimentari, nelle case sopravvivono, come isole, piccole oasi di benessere culturale. Il bicchiere è mezzo pieno, volendo – dovendo – essere ottimisti…”

(Antonio Mocciola – “L’ORSO E LA CORISTA”, IL TEATRO DI CECHOV NELLA BELLA RILETTURA DI RICCARDO DE LUCA – ilbrigante.it – 29 Maggio 2013)

“ULTIMO ATTO” di Franco Cossu

Riccardo De Luca è adattatore, regista e percussionista

“…Il registro è quello del monologo d’evocazione (un po’ alla Gaber, ricorda il regista), reso sulla scena dalla dirompente fisicità della Renzulli, brava a indossare di volta in volta le abominevoli maschere che compongono lo spietato teatrino di meschinità, ipocrisia e collaudata routine che ormai è divenuto il rito dell’ultimo saluto, un funerale come tanti altri…”

“…Un crescendo mozzafiato di sarcasmo e rabbia, che si scioglie infine nel ricordo del dolore privato, nelle sensazioni ora sì intime e autentiche di chi ha assistito, in prima persona, all’agonia del defunto. Una maniera per recuperare il senso perduto (ma ce l’abbiamo mai avuto?) della morte, per imparare ad affrontare il congedo dalla vita con nuovi occhi e una nuova sensibilità. Alla fine della serata sarà proprio quest’ultimo corto a vincere la “nomiantion” per il premio del pubblico…”

(Amedeo Junod — il brigante.it – 16 Novembre 2012)

“… una donna sola in scena: è Annalisa Renzulli, diretta da Riccardo De Luca, ad interpretare tutti i personaggi del testo di Franco Cossu “Ultimo atto…”

“…La sua è una oscillazione tra la dimensione sociale e quella personale della morte: si ritrova quasi come caduta da chissà dove, ad un funerale in cui osserva la banalità dell’afflizione convenzionale dipinta sui volti di coloro che partecipano…”

“…Il loro essere quasi personaggini da commediola, aiuta lo sdoppiamento e la contrapposizione alla dimensione sua personale del ricordo (il defunto è suo padre), anche se è una differenza non abbastanza percepita, nella pur intensa prova. In una successione di note che passano da Stravinsky ad Anna Oxa (la versione moderna dell’abbandono di “Ti Lascierò”), svegliata dal silenzio (“il silenzio pieno di mio padre”), nel finale muta persino l’essenza del dolore, che in quel sovrapporsi di partecipazione inattendibile fornita da coloro che si recano in visita per offrire/ostentare/elargire il proprio cordoglio, sembra quasi perdersi, ed anzi perfino ribaltarsi, laddove è a lei, ovvero all’unica figlia che non piange, che viene chiesto di redigere il necrologio, come se appunto fosse l’unica a potersi occupare di cose contingenti, non portando su di sé le stimmate della sofferenza universalmente riconoscibile…”

(Riccardo Limongi — teatro.org – 17 Novembre 2012)

“…È il corto teatrale passato in finale, in effetti, a convincere di più. La splendida impostazione registica di Riccardo De Luca, difatti, rende il convincente testo di Franco Cossu e l’ineccepibile prova attoriale di Annalisa Renzulli, una perla preziosa da apprezzare fino in fondo ed in ogni sfumatura. Il tema della morte, difatti, non viene banalizzato, ma si spinge a fornire strumenti volti a destituire le convenzioni sociali al loro marginale ruolo di sovrastrutture prive di sostanza…”

“…La protagonista si impadronisce del palcoscenico in maniera dinamica, lo riempie dei suoi pensieri
e dei suoi vari personaggi. La morte del padre rimanda ad una immagine di sé stessa sfalsata, in conflitto tra la percezione soggettiva dell’evento e le attese di chi la circonda nel giorno del funerale. È l’unica a non piangere, ed ora, da questa visuale, ci piace, parteggiamo per lei…”

“…È quello il dolore, “un raggio di sole, che testardo attraversa l’imposta”; è l’aspetto più intimo di un’esistenza, quel sentiero che non può banalmente trasmutarsi in ghirigori facciali o ‘adeguate’ regole sociali. Quasi a confondere il presente ed il passato – così come da Stravinsky si passa ad Anna Oxa -, regista-autore-attrice convergono nella figura della protagonista, dando spessore al senso di una riflessione di non poco conto, elaborata e delicatamente esplicata nella breve intervista fatta loro al termine della messa in scena…”

(Michela Costantino — oltrecultura.org – 18 Novembre 2012)

“…Il sole non deve entrare sennò il dolore si ritrae…”

“…Inizia così il monologo di Annalisa Renzulli. Unica attrice sul palco dalla splendida presenza e dalle tante sfaccettature: è la figlia del defunto, è la zia, la vicina di casa, la cognata, è il morto. Tutti i personaggi di una situazione imbarazzante e talvolta straziante: la morte. Evento durante il quale si ricompongono famiglie, si deve assistere a scene di finzione e formalità. Tutto ciò è lacerante per chi quel morto sa solo piangerlo nel suo silenzio. Ci vuole il rispetto per quel silenzio, che non è mai vuoto, ma pieno; pieno del defunto e unico mezzo di comunicazione con il vivo…”

“…C’è il passaggio d’energia? Chissà. Talvolta sembra che il nostro caro ci parli, e allora, tutta quella confusione, distrazione, finzione di chi lì deve esserci, ma non sente di esserci, diventa un’ulteriore pugnalata, un’ulteriore sofferenza. L’attrice si domanda: “Hanno mai compreso e vissuto il silenzio?…”

“…Un’elaborazione del lutto affrontata da due punti di vista: quello del presente e quello del ricordo. Lo spaesamento di chi quel lutto lo vive, domandandosi dove si stia trovando, e dovendo rivivere i parenti nella loro formalità, da un lato, e dall’altro il ricordo, quindi la parte intima e sincera di ognuno. Il testo prende spunto dal teatro d’evocazione di Giorgio Gaber. Musica di Stravinsky. Il premio della giuria popolare per la Terza serata della Corte della Formica è stato consegnato al corto: Ultimo atto. Terzo finalista tra i sei corti…”

(cinemasaycim.org – 16 Novembre 2012)

“COME SONO TUTTI NERVOSI, E QUANTO AMORE, OH LAGO STREGONE!” ovvero “IL GABBIANO” di ANTON CECHOV 

Riccardo De Luca è adattatore e regista

“…È un vero piacere per chi ama il Teatro, quello vero e non quello da pulpito peloso, assistere alle tappe di CECHOV CONTEMPORANEA MENTE, studio sulla drammaturgia cecoviana compiuto da Riccardo De Luca.”

“La forza del progetto di De Luca è, per l’appunto, quella di riuscire ad evocare sulle tavole del palco dell’ARCI di Cavalleggeri d’Aosta in Napoli, l’essenza della lezione di Cechov, e lo fa con la levità dell’autore e la semplicità di rappresentazioni scarne e scevre da sovrastrutture che portano in evidenza la grande forza dei testi.”

“I due primi episodi di quello che promette di essere un vero e proprio viaggio attraverso le opere cecoviane sono rappresentati da interessanti messinscena del Gabbiano e delle Nozze, due tra i più rappresentativi esempi di grande comunicatività teatrale del nostro, in cui la regia, sapientemente, riesce a restituircene le atmosfere, così distanti e così allo stesso tempo vicine fra loro, senza mai anteporsi al testo.”

“…da parte del regista non viene millantata nessuna intenzione di competere con il teatro delle grandi produzioni (come purtroppo avviene in certe sale periferiche in cui, col sostegno di certi critici da blog, vengono esaltate opere approssimative e becere), ma proprio per questo il risultato appare piacevole e serenamente accattivante”.

“…L’asciutta prosa de Il Gabbiano viene resa ancora più stilizzata dalla versatile regia di De Luca, che, in soli 60 minuti, riesce a condensare il testo originale senza far perdere una virgola della dolente storia dei suoi personaggi, ridotti a sei con l’introduzione di un io narrante che raccorda le scene attraverso l’ enunciazione delle didascalie e l’interpretazione dei personaggi sacrificati dai necessari tagli drammaturgici”.

(Gianmarco Cesario – RICCARDO DE LUCA CI FA RITROVARE CECHOV ATTRAVERSO I GIOVANI— Teatro.Org)

“Questo, il primo appuntamento, del progetto Cechov Contemporanea Mente, elaborazione di un approfondito studio sperimentale sulla drammaturgia cechoviana.”

“Qui, Riccardo De luca contrae, magistralmente, i quattro atti de Il Gabbiano dell’autore russo, rappresentato per la prima volta nel 1896 all’Aleksanriskij Teatr di San Pietroburgo, proponendolo in una sola scandalosa ora.”

“La scena appare completamente nuda, eppure sembra che non manchi nulla. Tutto è visibile e riconoscibile. Evghenja Serghèevna, personaggio ricavato da De Luca mettendo insieme quelli eliminati dalla sua riduzione e che porta il nome dell’adorata madre di Cechov, come un’autentica didascalia narrante, descrive luoghi, cose e pensieri”.

“…Sulle note dell’ appassionata musica del cantautore Mango gli attori/gabbiani incedono danzando, conferendo particolare lirismo all’azione scenica. A tratti, sulla scena, si coglie un’ ironia sottile, quella a cui lo stesso Cechov ha fatto più volte appello a proposito delle sue opere…”

“…L’allegra comitiva della casa sul lago s’intrattiene nella tombola natalizia di tradizione partenopea. Gioco semplice, lento e paziente, che genera attesa in chi attende risposte.”

“Gli astanti, visibilmente commossi, decretano generosi applausi. Chapeau ad una messinscena esaltante, costruita con raffinata eleganza e meticolosa precisione.”

“All’Arci Teatro di Cavalleggeri d’Aosta, con il talento degli attori di Experimenta Teatro e la professionalità del maestro De Luca, l’anno nuovo è iniziato nel migliore dei modi. Buon sipario 2012.”

(Antonella Rossetti – IL GABBIANO DI RICCARDO DE LUCA: IN UNA SOLA SCANDALOSA ORA RESTITUISCE LIRISMO E IRONIA ALL’OPERA DELL’AUTORE RUSSO” Settimopotere.com)

“Il Gabbiano di Cechov vola all’Arci di Cavalleggeri…”

“…grazie alla bravura degli attori e alle scelte registiche di Riccardo De Luca, che ha curato l’adattamento del testo.”

(Gabriella Galbiati – Quarta Parete.it)

“BALENE, BALENOTTERE, SCAMPI, GRECI, ARMENI, ZINGARI E NAPOLETANI” ovvero “LE NOZZE” di ANTON CECHOV

Riccardo De Luca è adattatore e regista

“De Luca introduce gli astanti in questo suo particolare lavoro, articolato già nel titolo e risultato di un approfondito studio di decodifica della drammaturgia cechoviana.”

“Il maestro De Luca stravolge completamente l’atto unico del 1889, dilatandolo e impiegando ampiamente il registro dialettale partenopeo come lingua di scena in un elettrico, pacchiano, sospeso imbroglio tra Russi e Partenopei, in salsa di zingaresco vaudeville.”

“A leggerla con Stanislavskij, nonostante le banalità che egli sembra rappresentare, Cechov parla sempre attraverso il suo fondamentale leitmotiv spirituale, non del casuale, non del particolare, ma dell’Umano scritto con la maiuscola. Nella riscrittura di De Luca, l’Umano si amplifica, si estende e spazia, privo di confini geografici, senza categorizzazioni schematiche né vincoli di bandiera”.

“…L’allegro corteo, tra coloriti umori circensi tipici da fiera di paese, sfila e si mette in mostra. Al banchetto, gli invitati prendono posto a terra. La mise en place è semplice ed austera: dieci ciotole per cani disposte sul pavimento con rispettivo segnaposto: la scarpa-bicchiere”.

“…A mettere in profondità l’intera pièce è il testo di una famosa canzone della tradizione popolare napoletana del 1928, di Mangione-Valente: “A casciaforte”, da cui risalta la marcata ironia ricercata e la denuncia sociale di Cechov per la sua epoca rozza e decadente, che De Luca non perde mai di vista”.

“…L’atto unico che in Cechov sembra comico, nella innovativa e contemporanea rilettura proposta da Experimenta si snoda, a ritmo incalzante, con fluidità ed eleganza, creando un’atmosfera esilarante, ma con il giusto equilibrio, senza perdere mai la sua pregnanza drammatica e la valenza del significato originario.”

(Antonella Rossetti – Settimopotere.com)

“…Un ensemble, quella diretta da De Luca, che convince anche nel grande tourbillon scenico che è costituito da Le Nozze, atto unico ironico e sarcastico con cui Cechov ancora una volta analizza, questa volta premendo l’acceleratore dell’umorismo, a lui tanto caro, i piccoli orrori della società che gli fu contemporanea, ma che sono gli orrori anche della società di oggi.”

“De Luca ne amplifica il linguaggio comico inserendovi citazioni del repertorio farsesco napoletano, condendolo con un vertiginoso non sense e regalandoci gag e momenti musicali divertentissimi, a cui ben si adattano i suoi giovani attori…”.

(Gianmarco Cesario – Teatro.Org)

“IL CASALESE”

Riccardo De Luca è autore della trasfigurazione teatrale e regista

“…ad un contesto saturo di ingiustizia e in panorama tale, la sorpresa che si riceve alla visione dello spettacolo della compagnia “Experimenta teatro” di Riccardo De Luca, è doppia…”

 “…Verrebbe da dirsi che gli scandali di Cosentino hanno già suscitato abbastanza scalpore tuttavia la rappresentazione sorprende eccome…”

“…Abbiamo di fronte a noi cinque attrici, chi interpretano? Tutti e nessuno. Sì, perché a seconda della situazione, del procedere della storia, impersonano ministri, camorristi, magistrati, persone comuni, i pro e i contro, politici di destra e di sinistra, di tutto insomma. Ad esse si accompagnavano due attori, che sono Nicola Cosentino e l’inseparabile Luigi Cesaro, che tra un pallone di calcio e qualche mozzarella di bufala, hanno dato vita agli aspetti tristemente grotteschi di questi personaggi…”

“…verrebbe da dire “è troppo brutto (anziché bello) per essere vero”. E questa atmosfera surreale è resa in modo ancor più evidente durante lo spettacolo dove, attraverso toni ironici, canzoni e balletti al grido di “money”, la storia di Nicola Cosentino, condita di avvenimenti e personaggi ridicoli e malefatte, prende vita con grande impatto su noi spettatori…”

“…I ritmi veloci e musicali dell’esibizione provocano ilarità e leggerezza, proprio quegli elementi in più che solo un’esibizione dal vivo può provocare. Solo alla fine, sulle note di “Viva l’Italia” di De Gregori, riemergono quei sentimenti di amarezza e dispiacere dovuti alla presa di coscienza, al riconoscimento di vicende così vergognose e che tuttavia sono davvero accadute…”

“…Uno spettacolo dinamico, vivo …”

“…Una rappresentazione che dovrebbe essere diffusa il più possibile nel Paese, perché non banale né retorica, ma che appunto interpreta e trasfigura artisticamente una storia tristemente vera della nostra politica. Insomma, se come diceva Aristotele, lo scopo dell’arte è quello di meravigliare, allora “l’esperimento” è riuscito alla perfezione…”

(LinkiESTa – Benedetta Bartolini)

“71 ROSE DI RAME” VIAGGIO VERSO L’UTOPIA DAGLI SCRITTI E DAI PERSONAGGI DI FABRIZIO DE ANDRÉ

Riccardo De Luca è autore, regista, coreografo, chitarrista e percussionista

“Riccardo De Luca, autore e regista partenopeo ha confezionato un originale viaggio verso l’utopia, tratto dagli scritti e dai personaggi del cantautore genovese.”

“Lo spettacolo incrocia così più linguaggi, il teatro certo, ma anche la danza e ovviamente la musica, dal vivo, di De Andrè…”.

“…71 rose per 71 anni che Fabrizio De Andrè avrebbe compiuto domani – spiega De Luca – perché non appassiscono, perché il rame è il metallo degli zingari, perché di rame è il mostro a tre teste, che affascina e che il Faber cavalcava nelle sue canzoni. Storie d’amore nel loro significato più profondo, storie che raccontano il complesso e passionale rapporto tra l’uomo e la sua utopia”.

(Stefano de Stefano – Corriere del Mezzogiorno)

“LA MOSCA NEL BRODO” di Autori Vari coordinati da MANLIO SANTANELLI

Riccardo De Luca è regista

“…l’operazione scenica condotta da De Luca è improntata al gusto del paradosso, in chiave ironica e surreale…”.

“…la regia di De Luca che, messo via ogni elemento realistico, gioca con rapidi trasformismi e musiche e canzoni per una sorta di teatrino da camera, fino alle grottesche avventure di una ragazza vittima della persecuzione di un suo ex fidanzato e a un’esilarante parodia dei generi teatrali che contamina i sospiri e le baruffe di Giulietta e Romeo con la Polly e il Mackie Messer di un Brecht messo in burletta…”.

(Franco de Ciuceis – Il Mattino)

“Gli artisti della compagnia “Experimenta” e “La mosca nel brodo” dieci “pillole” di sgradevolezza.”

“…Dieci benefiche pillole di coinvolgente drammaturgia. Così potrebbero essere definiti i dieci mini-drammi, sul tema della sgradevolezza celata dietro il quotidiano, che gli allievi drammaturghi di Manlio Santanelli e Riccardo De Luca, hanno presentato alla Sala Ferrari con il titolo de “La mosca nel brodo”.

“…Pungente ed ironico, graffiante e mai pudico, il lavoro visto alla Sala Ferrari è riuscito, sulla scia di una ricerca teatrale davvero ricca di emozioni e futuristiche concettualità, a trattare in maniera, profonda ma non per questo pesante, quei temi spesso volutamente poco affrontati a viso aperto, riguardanti quelle parti ripulsive e ripugnanti dell’esistenza umana…”.

(Giuseppe Giorgio – Il Roma)

“…grazie all’apporto registico di un altro pregevole Maestro quale Riccardo De Luca, gli elaborati usciti fuori da questo originale laboratorio di scrittura, 10 testi che, accomunati dal tema che ispira il titolo dell’operazione, la sgradevolezza…”

“…diretti in maniera creativa da De Luca, che riesce a metterne in evidenza le caratteristiche più teatralmente interessanti. 7 giovani attori che riescono ad assecondare il multicolore stilismo dei 10 autori e l’istrionica composizione di De Luca.”

(Gianmarco Cesario – Teatro.org)

“La mosca esce dal brodo e prende il volo”

“…Le storie si susseguono velocemente con cambi di scena fluidi che la regia di De Luca trasforma con i suoni e le luci in momenti di spettacolo…”

“…Gli attori, chiamati a diventare anche scenografie, creano con i loro corpi strane figure…”

“…La forza di questo spettacolo, invece, è nel coro. Nella capacità dei Maestri Santanelli e De Luca di dirigere nella scrittura e nella messa in scena numerose sensibilità artistiche…”

(Ciro Oliviero – Settimo Potere)

“Experimenta, a Sala Ferrari va in scena la teatralità della vita”

Riccardo De Luca è regista e formatore

“…Apprendere mentre si fa arte, fare arte mentre si apprende. Impossibile forse, ma non per Riccardo De Luca, che della formazione di aspiranti attori ha fatto un perno cruciale della sua attività di regista, e che quest’anno arriva alla Sala Ferrari con l’eterogeneo progetto Experimenta, che coniuga teatro e formazione…”

“…Il progetto sorge dall’esigenza di “allevare” una compagnia teatrale che non nasca dalla semplice giustapposizione tra figuranti e nomi illustri, ma si fondi sull’essere e sentirsi un gruppo: lo strumento é il palcoscenico, la passione che smuove gli animi si chiama Teatro. Un teatro che nella poetica di De Luca è incontro, introspezione, essenza di vita stessa…!”

“…quel limbo creativo del “fare come se” che a teatro è realtà totalizzante, un ciclo in cui arte e apprendimento si incrociano generando arricchimento reciproco. Al servizio della scena, ma soprattutto della vita…”

(Giuliana Gugliotti – ALTRIMONDI – ALTREVISIONI – Musica, cinema, spettacolo)

“L’ABERRAZIONE DELLE STELLE FISSE” di MANLIO SANTANELLI

Riccardo De Luca è regista

“…La commedia di Santanelli mette in luce un doppio fondo di veleni e rancori più o meno abilmente repressi, naufragando spesso nel comico, nell’ironia e nel paradosso più esilaranti. Il regista Riccardo De Luca privilegia questo aspetto comico per sottolineare maggiormente la poesia e la drammaticità di cui è permeato il testo.”

(ISORADIO – Elena Carbonari)

“SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE” di WILLIAM SHAKESPEARE

Riccardo De Luca è regista

“Dalla mordace mente del regista napoletano Riccardo De Luca è nato uno stage sul “Sogno di una notte di mezza estate”…

“Otto incontri che hanno dato vita ad una sensazionale performance finale…”

“Lo spettacolo si trasforma in una stimolante e coinvolgente favola itinerante, ricca di quadri con un comun denominatore, l’amore: ma quale amore?…”

“Gli spettatori sono catturati da un vortice continuo di quadri, misti di energia, mitologia ed erotismo — in fondo il sogno è la più erotica delle opere shakespeariane — e il pubblico segue passo dopo passo il susseguirsi incalzante degli eventi in questo scenario “incantato” del Parco Virgiliano che si trasforma di volta in volta, da semplice parco, in un bosco popolato dai diavoli e dalle streghe dell’inconscio…

“La farsa si trasforma in verità tragica, la passione d’amore e il dispiacere dell’amore perduto viene poi scandita da una coreografia mossa dalle note di una magnifica canzone di Fossati che evoca un tempo in cui i due amanti si ritroveranno di nuovo insieme…”

“Ecco che Piramo e Tisbe si alzano e si prendono per mano, ritrovandosi assieme nell’anima del pubblico che “sente” l’universale sentimento di Shakespeare.”

“Assoluta fedeltà all’originale shakespeariano, non solo nell’uso del “blank verse” tradotto in italiano in bellissimi endecasillabi, ma anche nella tematica, che vuole tutti gli altri amori fatui e inconsistenti, e che proprio dove l’amore sembra impossibile, ecco che quel “muro” che divideva i due amanti, che è la vita, viene superato dal sogno, che si fa materia estetica e l’amore appare in tutta la sua maestà.”

(da “Tempo vissuto”)

“NOI, CRISTOFORO E IL, RE” da “Cristoforo Colombo” ed “Escurial” di GHELDERODE

Riccardo De Luca è autore, regista e protagonista

” …l’intero spettacolo scorre veloce e ben ritmato con una nutrita serie d’invenzioni registiche… ”

” … con un linguaggio composito, che fa ampio uso della musica, della danza, e di linguaggi complementari a quello specificamente teatrale…”

” … una fiaba moderna che oscilla tra il tragico e il grottesco, ma ha un piglio simpaticamente disinvolto…”

“…lo stesso Riccardo De Luca è Colombo, impersonato con trasognata lucidità…”

“..dalle pièces di Ghelderode arriva una fiaba moderna…”

(Il Mattino – Umberto Serra)

“… davvero eclettica la situazione spettacolare che Riccardo De Luca, capocomico, regista, interprete e autore della riscrittura scenica…”

“…la capacita’ di sapere fondere la concettualilità dei due testi prescelti con quell’appropriata immagine deformata, sottoposta a tutte le sue possibilità comunicative, affabulatorie e grottesche del mondo di Ghelderode…”

” … un messaggio di moralità teatrale, quella che sempre meno si trova sulle tavole dei nostri palcoscenici: l’allestimento è semplice, realizzato con mezzi evidentemente artigianali, ma non per questo superficiali nella scelta dei particolari espressivi, gestuali, coreografici…”

” … una ballata fantasmagorica…”

(Napolinotte – Alessandra Carbonara)

“PEER GYNT” di HENRIK IBSEN

Riccardo De Luca è adattatore, regista e interprete

” … ha voluto soprattutto trarre, come filo conduttore, l’elemento favolistico cui l’autore si era ispirato rifacendosi a fiabe, leggende e tradizioni del suo paese…”

” … un’operazione di montaggio e di smontaggio della struttura originale quantomeno coraggiosa…”

” … ben affiancato nel finale da Riccardo De Luca nella parte dell’allusivo passeggero sconosciuto…”

(Il Mattino – Franco de Ciuceis)
” … dal racconto di Ibsen Riccardo De Luca ha tratto un lavoro dove predominano il sogno, la fantasia e un’ atmosfera ironica e dolente…”

” … una favola per l’uomo fanciullo…”

(Il Giornale di Napoli – Giulio Baffi)

“AMOR CONDUSSE NOI, STORIA D’AMORE E DI FANTASMI” da GAUTIER, DANTE, PINTER

Riccardo De Luca è autore, regista e protagonista

“… regista dal polso fermo e dalle intuizione geniali … ”

“… de luca – che appare anche come attore – dà prova di rigore e di disinvoltura, missando con gusto e con abilità materiali eterogenei, tracciando con decisione i tratti di una partitura testuale moderna e toccante, innervata incessantemente da palpiti di humor, di commozione e d’ironia…”

“… i frammenti utilizzati da De Luca sono vari, diversi e abilmente scelti …”

(Paese Sera – Antonio Tricomi)

“SCONFINI”dai racconti di DINO BUZZATI

Riccardo De Luca è autore, coreografo e regista

“…l’invasione tragica della realtà…”

“…pregevole prima all’Ausonia per lo spettacolo sconfini diretto da Riccardo De Luca…”

“… uno spettacolo ricco di atmosfere…”

(Paese Sera – Pasquale Elia)

… così Riccardo De Luca ha riscritto e reinventato, dando forma a undici brevi micropièces come momenti di una unica visione…”

” … un continuo movimento, un andirivieni affannoso, come se l’ansia che Buzzati fissava nei tratti dei suoi personaggi fosse per loro inquietudine indomabile…”

” … lo spettacolo ha momenti intensi, suggestivi, divertenti…”

(Il giornale di Napoli – Giulio Baffi)

“UNA SPECIE DI ALASKA, NOTTE, STAZIONE VITTORIA” di HAROLD PINTER

Riccardo De Luca è regista

“… se la vita e’ ghiaccio…”

“… il gelo sulla memoria…”

“… un Pinter incandescente…”

“… tre atti unici resi con intensa partecipazione…”

(Il Mattino – Franco de Ciuceis)

“…tre rapidi ma intensi squarci…”

“… un teatro di desolata solitudine…”

“… un minuetto di sentimenti, ironico, sfumato…”

“…con un’accurata regia …Riccardo De Luca si fa lodevole interprete di un tentativo di ritrovarsi attraverso la memoria che è essa stessa una specie di Alaska congelata sulla punta di un icesberg…”

(Ruggero Cappuccio – Il Giornale di Napoli)

“… dietro le quinte… una vitalità prorompente ed una grande cura per la recitazione sono alla base del lavoro di Riccardo De Luca…”

” … chi ha assistito, a febbraio, al teatro Ausonia, ai tre atti unici di Pinter diretti da Riccardo De Luca, ha avuto l’occasione di incontrare un regista che col tempo va affinando sempre più la sua tecnica e il suo stile…”

” … caratteristica dei suoi lavori precedenti era una notevole vivacità, un ritmo sempre sostenuto tra recitazione, musica e movimento, con l’evidente desiderio di divertirsi, di provare gusto a far teatro, una grande vitalità anche nei momenti più drammatici…”

” … nel confronto con i testi di Pinter abbiamo visto questa forte energia scenica come condensarsi e costituire la base per creare una messa in scena essenziale, curatissima, affidata quasi del tutto alla recitazione degli attori. d’altronde non ci si dovrebbe stupire di tale cura per gli interpreti se si pensa che il regista in questione è anche un insegnante di dizione e recitazione…”

(Flavia Granato – Icaro)

“DI UNA E DI UN’ALTRA” da “L’ALTRO FIGLIO” di PIRANDELLO e “FILUMENA MARTURANO” di EDUARDO

Riccardo De Luca è autore e regista

“… il gioco amaro del destino…”

“… la forza de L’altro figlio di Pirandello e di Filumena Marturano di Eduardo De Filippo vengono trasmesse al pubblico in tutta la loro intensità espressiva …”

“… poiché il regista parte dalla violenza delle passioni … rimbomba intorno il riso grottesco della malasorte e le pareti spoglie della scena incoraggiano l’eco del pianto disperato di quelle donne, che hanno come un unico pensiero i propri figli…”

“… c’è tanto da vedere, la fantasia è bruciata da un’esigenza di fisicità…”

” … recitazione, emozione, la lingua italiana e quella napoletana trovano in Di una e di un’altra un ottimo equilibrio… ”

” … l’amaro e il beffardo si riuniscono nel primo atto dedicato all’autore siciliano, la tragedia e la poesia si ritrovano nel secondo atto, nel dialogo di Filumena con la voce fuori campo dello stesso Riccardo De Luca. . . ”

(Il Giornale di Napoli – Maria Rosaria Costa)

“TANGO E POESIA” da BORGES, ESTÈS, MACHADO, SALINAS

Riccardo De Luca è autore e regista

” … il regista ha costruito un’immagine del lago sotterraneo da cui tutti attingono l’acqua, lago inteso come la tradizione con cui continuamente avviene un dialogo intertestuale. E la tradizione non ha lo statuto di morto depositario, bensì di acqua viva in continuo movimento: la città, in questo caso Napoli, in un confronto diretto con Buenos Aires, si abbevera di questi flutti, estendendosi verso il futuro, verso l’alto…”

” … delle attrici il compito di illuminare la scena con voci chiare ed emozioni pronte a salutare i modelli linguistici con la centralità del testo …”

” … il tempo scenico con loro è diventato a tratti leggenda e terra desolata oppure romance … ”

(Esther Basile – Napoli Sera)

“PINOCCHIUS CUM FIGURIS” da Pinocchio di Collodi

Riccardo De Luca è autore, coreografo e regista

“Avvincente e moderno, e in più temprato dalla conoscenza dei grandi del passato…”

“… la fantasiosa e scrupolosa regia di Riccardo De Luca, premiato come migliore regista al Roma Teatro Festival ha dato vita a uno spettacolo accattivante basato sulla fusione della mimica, della danza e della musica…

“ nell’incalzare della storia, sulla scena dodici attori si sdoppiano, anzi si moltiplicano nell’impersonare i diversi personaggi e oggetti, per cui sono loro a cesare la scenografia, e all’occorrenza a trasformarsi in albero, in caminetto, in fuoco, in una porta o addirittura in un’enorme panino alla nutella.”

“Una scenografia fatta di gesti in cui l’attenzione fisica eguaglia quella mentale, volutamente scarna, che si fa applaudire per l’eleganza raccolta che sa emanare. A interrompere la narrazione speso intervengono le canzoni e coreografie che curate anch’esse da De Luca, concedono al pubblico uno spazio-pausa in cui si sviluppa quell’inconscio processo riassuntivo che induce lo spettatore a pensare.”

“Un’operazione sofisticata di teatro nel teatro, in cui vi è l’abbattimento di ogni parete tra attori, personaggi e spettatori, simboleggiato anche dall’apertura e dalla chiusura di un sipario immaginario che, in viaggio reale e visionario, trasporta gli spettatori in un mondo dove i contorni si perdono e l’abbandono all’enigmatica esistenzialistica è totale.”

“Un viaggio nel teatro della vita, dove buoni e cattivi si confondono e dove De Luca si guarda bene da ogni lettura univoca dei personaggi collodiani, per cui persino la fatina viene letta in una chiave nuova, ossia in una versione sexy della donna che, in cambio delle concessioni a Pinocchio non fa che avanzargli richieste, ricattandolo in maniera sottile come talvolta solo una donna riesce a fare.”

“Lo spettatore è continuamente colto di sorpresa in un vertiginoso flusso tra trasformazioni e sentimenti forti per cui tra i numerosi personaggi tradizionali: Lucignolo, il Grillo Parlante, il Giudice Scimmione, si fanno strada i temi più attuali del nostro tempo: come quello del razzismo e della diversità, del consumismo, dell’apparire, e del matrimonio visto nella sua routine, nelle sue crisi e fragilità.”

“Pinocchio, infatti, in qualità di burattino di legno, si trova a vivere la sua condizione di emarginato, di “diverso”, ma un africano e un ucraino compaio no presto sulla scena a ricordare come in realtà anch’essi si trovano nella stessa condizione.”

“Un ennesimo colpo di scena è offerto dalla trovata coreografica in cui i classici personaggi del naturalismo toscano vengono abbinati a una lattina di coca-cola, a simbolo della società consumistica che vive in nome delle finzioni e, proprio come Pinocchio, della bugia.”

“Un crescere vertiginoso di sorprese, di trovata inaspettate anche nel finale con il matrimonio tra Pinocchio e la fatina. Qui Pinocchio intende riscattare la sa dignità negata in cui emerge l’intensità di uno stile che non sopporta più l’apatia e una vita d’incomprensioni.”

“Ricerca anche linguistica e espressiva, sfoderando all’occorrenza anche inflessioni napoletane con divertenti trovate sceniche, per cui il collodiano Paese dei balocchi in “Pinocchius cum figuris” diventa ‘O Paese d’’e pazzielle”. Lucignolo parla di fare filone a scuola e Medoro, il cane della fatina, diventa un mastino napoletano.”

(Metropolis – Maria Rosaria Del Gaudio)

“Spazzata via ogni ingombrante fisicità dalla scena, il teatro si spalanca all’immaginativa individuale che diviene cassa di risonanza delle figure. È la polivalenza fantastica del sogno a fornire il costume e il ruolo agli attori.”

“Pinocchius cum figuris”, scritto e diretto da Riccardo De Luca, è il rifacimento della favola di Collodi, ma può essere la favola di tutti noi, di tutti i bambini che sanno giocare e fantasticare.”

“Il mondo ipotetico avanza inesorabile a far decollare un Geppetto anche un po’ cattivello, una fata turchina buona ma che ricatta sessualmente. Mentre il giudice Scimmione è profondamente ingiusto…”

“…gli elementi scenografici fanno posto alla fantasia creativa concentrando l’attenzione dello spettatore sulle figure immaginarie che nitidamente gli attori costruiscono. I loro corpi sono la scenografia…”

“…attori che si sono liberati dalla psicologismo del ruolo come da una prigione, attori che danzano, ballano, cantano. Usano i propri arti come oggetti articolando la scena fantastica in un gioco fisico e verbale.”

“Espressivi nei dialoghi, seguono la trama della fiaba inserendo frizzanti note di allegria, come sanno creare alla stesso modo un’atmosfera di dolore.”

“…un’apoteosi di metamorfosi degli attori, dove ognuno di noi può individuare il suo Pinocchio fin quando “la realtà ti viene addosso” con tutta la sua tradizione, anche quella dialettale.”

(Il Tempo di Roma – Stefania Mottola)

“DON CHISCIOTTE” di MICHAIL BULGAKOV

Riccardo De Luca è regista

“… slancio poetico per don Chisciotte…”

“… assai felice l’impostazione registica: De Luca ha saputo leggere con intelligenza e sensibilità le varie componenti presenti nel testo, dando al primo tempo una dimensione fiabesca, ricca di una ingenua e suggestiva poesia, ed al secondo un tono di più impegnata malinconia, ma mantenendo una costante coerenza rappresentativa e stilistica. non era impresa da poco …”

(Il Roma – Umberto Serra)

“‘O VICO D”E SUSPIRE” di SALVATORE DI GIACOMO — R. De Luca è adattatore, coreografo e regista.

“… passioni e sospiri di Di Giacomo…”

“… grande successo della compagnia di Riccardo De Luca e Guido Mazzella…”

” … le varie fasi dello spettacolo, fuse in un crogiuolo così congegnato e alternate nell’azione a musiche e brani, danno alla fine esito ad un equilibrato e singolare arabesco…”

(Il Giornale di Napoli – Salerno – Ernesto dello Jacono)

“… e dopo il breve, struggente episodio del pittore, si entra nel cuore e nel corpo dello spettacolo, dove il dramma ‘O voto serve da baricentro, da asse tematico e narrativo…

“E’ un mondo straziato, autentico e implacabile come la carne, come il fuoco schietto delle passioni che in quel vicolo dilagano. Un mondo estremo, dove ogni cosa viene vissuta fino al suo limite, nel sogno di un assolutismo sentimentale che è segno inconfondibile di una cultura solare, mediterranea.”

“Così la comunità che anima il vicolo, quegli antri pieni d’ombra e di mistero… dove ogni cosa cova e nasconde un dolore assume l’antica dignità di una tribù, ricca di fierezza e di cultura.”

(Antonio Tricomi – Paese Sera)