LA MOSCA NEL BRODO

minidrammi sortiti dalla esercitazione drammaturgica pilotata da

Manlio Santanelli

regia

Riccardo De Luca

 

“Il San Bernardo nano della Val Brembana” di Elisabetta De Luca ed Emilio Marchese
Un operatrice di call center cinefila sogna si sfondare come attrice… incontrerà due dottori coprofili e un regista cinofilo…

personaggi e interpreti
SUSY PARKER – Elisabetta De Luca
PROF. STERCALLI – Augusto Petrellese
PROF. TANFETTI – Emilio Marchese
FULGENZIO – Alfonso Salzano

“Quello lì sullo sfondo che mangia patatine” di Roberto Iannucci
Un ragazzo, tormentato dalla sua pinguedine, immagina di essere ‘un gran figo’ e di conquistare la ragazza che lo respinse

personaggi ed interpreti
PAOLO GRASSO – Michele Romano
PAOLO MAGRO – Augusto Petrellese
EMMA – Amalia Abbisogno

“Un disturbo di comunicazione” di Alfonso Salzano
Un ragazzo omosessuale si trova a ‘fare outing’ con la propria madre…

ANTONIO – Alfonso Salzano
SANTIPPE – Maria Sperandeo
SERGIO – Emilio Marchese

“Un matrimonio particolare” di Eduardo Di Pietro

Un giovane prete fa i conti con una faccenda in sospeso

personaggi ed interpreti personaggi e interpreti
MARCO – Augusto Petrellese
ANGELO – Michele Romano
SONIA – Amalia Abbisogno
GIUSEPPE – Emilio Marchese

“Prove tecniche di inesistenza” di Massimo Petrucci
Un uomo, una donna, il silenzio.

personaggi ed interpreti
MARZIO – Emilio Marchese
VITTORIA – Maria Sperandeo
DONNA – Elisabetta De Luca
SILENZIO – Michele Romano

“Il primo camerino” di Maurizio Tieri
Uno strano figuro costringe un grande attore a vedere la propria piccolezza…

personaggi ed interpreti
MARCUS ZARD – Alfonso Salzano
CORTO VENEZIANI – Amalia Abbisogno

“Calzini a rete” di Emilio Marchese
Un ragazzo omosessuale è innamorato del cugino omofobo…

personaggi ed interpreti personaggi ed interpreti
ALFREDO – Augusto Petrellese
MAURIZIO – Michele Romano
VESTITINO ROSSO – Elisabetta De Luca
GIACCA BLU – Alfonso Salzano

“Devo scappare” di Milena Cozzolino
Una ragazza si sta preparando per uscire, quando…

personaggi e ed interpreti
LENA – Amalia Abbisogno
MADRE – Maria Sperandeo
PADRE – Emilio Marchese
FRATELLO – Augusto Petrellese

“La denuncia” di Adalgisa Cornelio
Una ragazza è vittima del suo ex fidanzato, diventato ‘molestatore’… incontreranno sulla loro strada un carabiniere e un fascinoso individuo…

personaggi ed interpreti
LOVIGINA – Maria Sperandeo
PROCUSTE – Augusto Petrellese
MARCELO – Alfonso Salzano
ADALBERTO – Emilio Marchese

“Il mestiere dell’attore” di Elisabetta De Luca
Due attori recitano, pensano, amano, sognano…

ROMEO – Alfonso Salzano
GIULIETTA – Elisabetta De Luca

RASSEGNA STAMPA

“La mosca nel brodo”

IL MATTINO – Franco De Ciuceis

Alla Sala Ferrari minidrammi dal disagio quotidiano.

“«La mosca nel brodo» ovvero «Tutto quanto di sgradevole ci accade nella vita». Già l’intitolazione dà segno, nella metafora, dei caustici umori di Manlio Santanelli. Ma stavolta il drammaturgo napoletano (in questi giorni è a Grenoble per un’edizione francese del suo «Pulcinella») si è assunto un compito diverso, si è fatto allenatore e mallevadore di un gruppo di giovani autori e attori del laboratorio teatrale diretto da Riccardo De Luca e ha pilotato la stesura di dieci minidrammi, messi in scena alla Sala Ferrari. Il tema è la sgradevolezza, tutto ciò che è «nauseabondo, insopportabile, fastidioso», che a volte è sottaciuto per pudore o paura e che tuttavia condiziona le azioni della nostra vita quotidiana. Naturalmente, sulla lezione di Santanelli, dominus di questi testi, l’operazione scenica condotta da De Luca è improntata al gusto del paradosso, in chiave ironica e surreale. A cominciare dal primo eclatante pezzo, che vede due luminari della scienza discettare intorno allo sterco di un cane e un’aspirante attrice imbrattata dal maleodorante reperto ottenere l’ingaggio da un impresario feticista. O il tormento di un grassone che s’immedesima in un suo alter ego magro alla immaginaria conquista di una ragazza. Oppure i due giovani omosessuali, l’uno alle prese con la difficoltà di fare outing con la madre oppressiva, l’altro innamorato di un suo cugino omofobo. E, ancora, il prete riluttante a celebrare il matrimonio di una donna di cui è invaghito, o la spocchia di un attore trombone messo alle corde dalla vendetta di un’amante tradita, e la penosa illusione di una bruttina stagionata che in fuga da crudeli incomprensioni della famiglia nasconde a se stessa di essere inabile all’uso delle gambe. O anche la casalinga frustrata dall’indifferenza del marito, tra parole consunte e la barriera dell’incomunicabilità che si materializza in un muro di mattoni che progressivamente cresce tra di loro. Amalia Abbisogno, Elisabetta De Luca, Emilio Marchese, Augusto Petrellese, Michele Romano, Alfonso Salsano, Maria Sperandeo, alternandosi in vari ruoli, assecondano con fresca inventiva la regia di De Luca che, messo via ogni elemento realistico, gioca con rapidi trasformismi e musiche e canzoni per una sorta di teatrino da camera, fino alle grottesche avventure di una ragazza vittima della persecuzione di un suo ex fidanzato e a un’esilarante parodia dei generi teatrali che contamina i sospiri e le baruffe di Giulietta e Romeo con la Polly e il Mackie Messer di un Brecht messo in burletta”.

IL ROMA – Giuseppe Giorgio – NAPOLI.

Dieci “pillole” di sgradevolezza

“Dieci benefiche pillole di coinvolgente drammaturgia. Così potrebbero essere definiti i dieci mini drammi, sul tema della sgradevolezza celata dietro il quotidiano, che gli allievi drammaturghi di Manlio Santanelli e Riccardo De Luca, hanno presentato alla Sala Ferrari con il titolo de “La mosca nel brodo”. Partendo dalle esercitazioni guidate dai due illustri maestri in seno al progetto teatrale “Experimenta”, i giovani commediografi Adalgisa Cornelio, Milena Cozzolino, Elisabetta De Luca, Eduardo Di Pietro, Roberto Iannucci, Emilio Marchese, Massimo Petrucci, Alfonso Salzano e Maurizio Tieri, con la loro decade di mini commedie hanno portato in scena un’attenta indagine su tutto ciò che nella vita può essere catalogato come nauseabondo, insopportabile e fastidioso. Collegando tra loro le brevi messinscene in modo da ricavarne un unico spettacolo, i giovani autori nel proporsi anche come attori dei loro lavori, come nel caso di De
Luca, Marchese e Salzano, affiancati dagli altri interpreti, Michele Romano, Amalia Abbisogno, Augusto Petrellese e Maria Sperandeo, hanno saputo devolvere al pubblico, nel migliore dei modi, le loro giovanili e lungimiranti idee insieme all’esperienza scaturita dagli incontri guida con Santanelli e De Luca.

Pungente ed ironico, graffiante e mai pudico, il lavoro visto alla Sala Ferrari è riuscito, sulla scia di una ricerca teatrale davvero ricca di emozioni e futuristiche concettualità, a trattare in maniera, profonda ma non per questo pesante, quei temi spesso volutamente poco affrontati a viso aperto, riguardanti quelle parti ripulsive e ripugnanti dell’esistenza umana. Con una scrittura ed una recitazione
moderna ma nel contempo rispettosa degli antichi canoni teatrali, i giovani artisti della compagnia “Experimenta” evocando, non a caso, persino lo spirito di uno dei massimi esponenti della pedagogia teatrale europea, come Orazio Costa, con la loro raccolta di mini drammi sono riusciti a fornire davvero un lavoro saturo di sfumature sensoriali e psicologiche capace, senza tralasciare l’importanza
dell’elaborazione del metodo mimico, di diffondere tra il pubblico un’arte drammatica davvero degna di nota.

Profondendo, nonostante la giovane età, un’attività drammaturgica intesa come missione spirituale e non come semplice mestiere, gli autori ed attori de “La mosca nel brodo” sembrano aver colto preciso nel segno di un teatro fatto soprattutto di sapere e di piacevoli ed emozionanti essenzialità”.

Teatro.org – Gianmarco Cesario

“Sempre più si sente parlare di una forte crisi creativa nella drammaturgia italiana. Sono, infatti, sempre più rari gli esempi di autori che dedicano al teatro la giusta attenzione, e sempre più spesso, di contro, l’utilizzo, da parte di registi e direttori artistici dei teatri, di rivisitazione di classici e di autori stranieri. Pochi sono i nomi di autori italiani che si cimentano con attenzione e successo nella scrittura drammatica, e molto frequentemente, dai vari concorsi di drammaturgia vengono segnalati copioni dalla forte pregnanza letteraria, ma dalla debole struttura teatrale, e, a parte sparuti esempi, quali Sergio Pierattini, Letizia Russo e Fausto Paravidino, sono parecchi decenni che il panorama drammaturgico italiano difetta di un vero cambio generazionale. A Napoli, nello specifico, dopo la felice stagione che, come sintetizzò l’editore Guida nel titolo di un’antologia pubblicata negli anni ’90, venne definita semplicisticamente quella del “dopo Eduardo”, se si escludono i non più di primo pelo Fortunato Calvino e Mario Gelardi, si fatica a trovare un autore che sappia dare il giusto contributo ad una tradizione drammaturgica che è sempre stata fertile e, soprattutto, riconosciuta dal gusto del pubblico nonché dal giudizio tecnico di esperti del settore. Proprio alla stagione del su citato “dopo Eduardo” faceva parte, oltre al mai abbastanza compianto Annibale Ruccello ed al primo, ed a nostro giudizio più teatralmente valido, Enzo Moscato, anche colui che è attualmente il più rappresentato all’estero tra i drammaturghi italiani viventi, Manlio Santanelli.

È perciò da considerare un grande evento quello che vede lo stesso Santanelli artefice di un lavoro su giovani aspiranti autori ai quali offrire la propria esperienza di drammaturgo con la finalità, ed è questa la piacevole particolarità del progetto, di sperimentare direttamente sulla scena, grazie all’apporto registico di un altro pregevole Maestro quale Riccardo De Luca, gli elaborati usciti fuori da questo originale laboratorio di scrittura, facente parte delle iniziative della Experimenta – Teatro e Cinema.

La scena, infatti, e non la lettura, è la vera destinataria di quello che scrive il drammaturgo, e solo sulla scena si riesce a decodificare ciò che l’autore scrive su carta, come ben sapevano sin dai tragici greci tutti i grandi autori del passato da Shakespeare a Moliere, da Goldoni ad Eduardo, che pensavano a quel che scrivevano esclusivamente in base alla resa che avrebbe avuto sul palcoscenico e non all’effetto editoriale.

“La Mosca Nel Brodo”, questo il titolo in cui sono raggruppati i 10 copioni ad opera dei 9 aspiranti drammaturghi avviati dalla sapiente mano di Santanelli, 10 testi che, accomunati dal tema che ispira il titolo dell’operazione, la sgradevolezza, sono presentati da un gruppo di altrettanto giovani interpreti (tra i quali anche alcuni degli autori) diretti in maniera creativa da De Luca, che riesce a metterne in evidenza le caratteristiche più teatralmente interessanti. Gli argomenti e gli stili sono tanti, si parte con il non-sense di “Il San Bernardo della Val Brembana” di Elisabetta De Luca ed Emilio Marchese per passare, via via, all’alienata malinconia di “Quello lì sullo sfondo che mangia patatine” di Roberto Iannucci, alle due storie di caming out omosessuale dei protagonisti di “Un disturbo di comunicazione” di Alfonso Salerno e “Calzini a Rete” di Emilio Marchese, quindi i tormenti del sacerdote innamorato in “Un matrimonio particolare”di Eduardo Di Pietro, le inquietanti storie incentrate su ego e rapporti di coppia deviati quali “Il primo camerino” di Maurizio Tieri “Prove tecniche di inesistenza” di Massimo Petrucci e “La Denuncia” di Adalgisa Cornelio, l’interessantissimo e drammatico “Devo Scappare” di Milena Cozzolino e il divertissment sul teatro de “Il Mestiere dell’attore” di Elisabetta De Luca che chiude con il giusto umorismo agrodolce la serie dei 10 brevi copioni che presentano una indiscutibile, anche se in alcuni casi ancora acerba, capacità drammaturgica. In scena la convincente prova di Amalia Abbisogno, Elisabetta De Luca, Emilio Marchese, Agostino Petrellese, Michele Romano, Alfonso Salzano, e Maria Sperandeo, 7 giovani attori che riescono ad assecondare il multicolore stilismo dei 10 autori e l’istrionica composizione di De Luca. Insomma, una mosca nel brodo che, per quanto sgradevole, fa ben sperare sul futuro della drammaturgia italiana”.

ALTRIMONDI

ALTREVISIONI

Musica, cinema, spettacolo.

Experimenta, a Sala Ferrari va in scena la teatralità della vita – Giuliana Gugliotti

 Apprendere mentre si fa arte, fare arte mentre si apprende. Impossibile forse, ma non per Riccardo De Luca, che della formazione di aspiranti attori ha fatto un perno cruciale della sua attività di regista, e che quest’anno arriva alla Sala Ferrari con l’eterogeneo progetto Experimenta, che coniuga teatro e formazione. Al corso di recitazione curato da De Luca stesso si affiancherà “La mosca nel brodo. Ovvero tutto quanto di ironicamente sgradevole può accaderci nella vita. Nota bene: sono ammessi tutti i sentimenti, tranne la noia “, corso di scrittura teatrale tenuto da Manlio Santanelli, per “svariare nella smisurata dimensione del quotidiano confronto con la sgradevolezza come categoria dell’esistere”. Nonché una rassegna composta da quattro eclettiche rappresentazioni da “Via del Faber ” (Gen.), scritto e diretto da R. De Luca, spettacolo-tributo alla musica di Fabrizio De André da cui prendono vita fecondi incroci di coreografie e personaggi ispirati ai testi delle sue canzoni, a “Circo Equestre Sgueglia ” (Feb.), di R. Viviani e diretto da Iolanda Salvato; dall’omaggio a B. Brecht con “L’anima buona del Sezuan” (Mar.), all’incognita de “La mosca nel brodo”, spettacolo che nascerà in seno al laboratorio di drammaturgia e sarà inscenato (Apr.) dagli allievi di De Luca.

Il progetto sorge dall’esigenza di “allevare” una compagnia teatrale che non nasca dalla semplice giustapposizione tra figuranti e nomi illustri, ma si fondi sull’essere e sentirsi un gruppo: lo strumento é il palcoscenico, la passione che smuove gli animi si chiama Teatro. Un teatro che nella poetica di De Luca è incontro, introspezione, essenza di vita stessa. “Mi piace pensare al teatro come a un’oasi in cui il confronto con gli altri stimola non solo l’apprendimento della recitazione, ma anche la crescita personale”. Così il Maestro insegna ai suoi allievi a tirare fuori quello che hanno dentro e a metterlo in scena perché, come dice Stanislavslcij, “non ci può essere una via creativa uguale per tutti “. Ognuno si esprime a suo modo, mischiando simulazione e vita vissuta, per immergersi in quel limbo creativo del “fare come se” che a teatro è realtà totalizzante, un ciclo in cui arte e apprendimento si incrociano generando arricchimento reciproco. Al servizio della scena, ma soprattutto della vita.